mercoledì 9 gennaio 2013

I GIOVANI DEGLI ANNI SESSANTA pt 3 - Che cosa sanno di se stessi (i ricordi)

 
 
 
Qual è il più brutto ricordo della vostra infanzia? È il più bello?


La domanda ha un’importanza fondamentale: essa vorrebbe poter cogliere qualche aspetto di fondo della temperie spirituale, dell’atmosfera psicologica, del clima di esperienze in cui si vengono collocando le risposte ai problemi di più immediata ed attuata rispondenza. Ognuno di noi non è solo figlio dell’oggi, ma soprattutto dell’ieri, ed i nostri gesti ed i nostri atteggiamenti, così come i pensieri, gli affetti, le inquietudini e le fiducie, le aspirazioni e le convinzioni, hanno le loro radici nel passato, ed al di fuori di esso rischiano di essere incomprensibili, e perfino assurdi.
La domanda perciò non vale per sé, o per lo meno non vale solo per sé: al di là del documento interessante o banale che essa può fornire, c’è la necessaria rottura di un’astrattezza, c’è la possibilità e lo sforzo di creare, concretamente, un mondo di esperienze che consapevolmente o inconsapevolmente ciascuno si porta dietro e che costituiscono la storia intima di ognuno e nello stesso tempo individuano una generazione.

 
 
inchiesta 1953

4- legati alla scuola (bocciature, brutti voti, il primo giorno di scuola)
6- ricordi vari (liti in famiglia, progetti falliti, brutte figure con i compagni)





inchiesta 1963

1- decessi (di un genitore, di un congiunto, di un amico)
2- malattie o incidenti (propri o altrui)
3- scuola (bocciature, brutti voti, sospensioni)
4- famiglia (liti in famiglia, l’ufficiale giudiziario a pignorare la radio, la separazione dei miei genitori, la disoccupazione di mio padre)
5- animali (la morte dell’animale domestico)
7- ricordi vari (la verità su Gesù Bambino; i turbamenti sessuali; la consapevolezza di aver dato un grande dispiacere ai miei genitori; il momento in cui compresi che nella vita ci sono il dolore, l’insoddisfazione, la noia, la cattiveria; la mia prima bugia; il giorno in cui mi accorsi che si può anche morire)


1- il giorno della comunione, della cresima
3- viaggio, gita, vacanze
4- nascita di un fratellino o di una sorellina
6- famiglia (la pace familiare, la nomina del padre a cavaliere, i giorni trascorsi con il nonno)


[...]
È questa dei ricordi una domanda che segna netto il salto tra le due generazioni intervistate. Nel 1963, solo due ragazzi soffrono di timidezza: è un segno di maggiore sicurezza di sé. Ma c’è, in questa generazione più sicura perché più protetta, potremmo dire ovattata, economicamente miracolata, una carenza di chiaroscuri che fa pensare, in un certo qual senso, alla purezza insipida dell’acqua distillata. Una generazione più sana, meno drammatica, ma complessivamente più scialba di quella che abbiamo intervistato dieci anni fa e che era uscita dal ventre oscuro della violenza, che aveva visto gli uomini morire, che aveva percepito il terrore o l’angoscia negli occhi dei padri, che aveva assistito allo scatenarsi della bestialità e ne aveva tratto motivi di meditazione più vasta e personale.
 
 
 
 
 
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 "I GIOVANI DEGLI ANNI SESSANTA" di Ugoberto Alfassio-Grimaldi e Italo Bertoni (Laterza, 1964)

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